venerdì 31 agosto 2007
















Gita a Firenze con centocanti, aprile 2007

Se abbiamo coscienza dell'avvenimento che ci è accaduto e che c'è tra noi siamo protagonisti, indipendentemente dalla capacità con cui sappiamo parlare e agire; altrimenti non siamo nessuno, cioè siamo obbligati a mutuare dagli altri il motivo per cui facciamo le cose, i criteri e il modo di comportarci con gli altri, con la donna, nella società, coi compagni e i professori, con il "dopo università", con se stessi.
O protagonisti o nessuno: e protagonisti non vuole dire avere la genialità o la spiritualità di alcuni, ma avere il proprio volto che è, in tutta la storia e l'eternità, unico e irripetibile.

Luigi Giussani, da Certi di alcune grandi cose

giovedì 30 agosto 2007



















è gialla tutta la campagna
ed ho già nostalgia di te,
ma dove vado c'è chi aspetta
così ti porto dentro me.

dal canto "La strada" di Claudio Chieffo


(un grazie alla Vale che oggi mi ha fatto capire questa attesa!)

mercoledì 29 agosto 2007





L' amore è un giudizio che mette al centro.

Giancarlo Cesana
(all'incontro coi volontari del meeting)

martedì 28 agosto 2007







Van Gogh, notte stellata sul Rodano

L’occhio guarda, per questo è fondamentale. È l’unico che può accorgersi della bellezza.... la bellezza può passare per le più strane vie, anche quelle non codificate dal senso comune. E dunque la bellezza si vede perché è viva e quindi reale. Diciamo meglio che può capitare di vederla. Dipende da dove si svela...Il problema è avere occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono, nemmeno l’ordito minimo della realtà. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la bellezza esista. Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio.


Pier Paolo Pasolini


Folgorata da questa frase alla maturandi due anni fa...e ritrovata al meeting nella mostra " La luce, gli occhi, il significato. L'esperienza umana del vedere" (stupefacente!)

lunedì 27 agosto 2007














"...E qual è quei che disvuol ciò che volle
e per novi pensier cangia proposta,
sì che dal cominciar tutto si tolle,
tal mi fec' ïo 'n quella oscura costa,
perché, pensando, consumai la 'mpresa
che fu nel cominciar cotanto tosta.
«S'i' ho ben la parola tua intesa»,
rispuose del magnanimo quell' ombra,
«l'anima tua è da viltade offesa;
la qual molte fïate l'omo ingombra
sì che d'onrata impresa lo rivolve,
come falso veder bestia quand' ombra.
Da questa tema acciò che tu ti solve,
dirotti perch' io venni e quel ch'io 'ntesi
nel primo punto che di te mi dolve.
Io era tra color che son sospesi,
e donna mi chiamò beata e bella,
tal che di comandare io la richiesi.
Lucevan li occhi suoi più che la stella;
e cominciommi a dir soave e piana,
con angelica voce, in sua favella:
"O anima cortese mantoana,
di cui la fama ancor nel mondo dura,
e durerà quanto 'l mondo lontana,
l'amico mio, e non de la ventura,
ne la diserta piaggia è impedito
sì nel cammin, che vòlt' è per paura;
e temo che non sia già sì smarrito,
ch'io mi sia tardi al soccorso levata,
per quel ch'i' ho di lui nel cielo udito.
Or movi, e con la tua parola ornata
e con ciò c'ha mestieri al suo campare,
l'aiuta sì ch'i' ne sia consolata.
I' son Beatrice che ti faccio andare;
vegno del loco ove tornar disio;
amor mi mosse, che mi fa parlare.
.....Donna è gentil nel ciel che si compiange
di questo 'mpedimento ov' io ti mando,
sì che duro giudicio là sù frange.
Questa chiese Lucia in suo dimando
e disse: - Or ha bisogno il tuo fedele
di te, e io a te lo raccomando -.
Lucia, nimica di ciascun crudele,
si mosse, e venne al loco dov' i' era,
che mi sedea con l'antica Rachele.
Disse: - Beatrice, loda di Dio vera,
ché non soccorri quei che t'amò tanto,
ch'uscì per te de la volgare schiera?
Non odi tu la pieta del suo pianto,
non vedi tu la morte che 'l combatte
su la fiumana ove 'l mar non ha vanto? -.
Al mondo non fur mai persone ratte
a far lor pro o a fuggir lor danno,
com' io, dopo cotai parole fatte,
venni qua giù del mio beato scanno,
fidandomi del tuo parlare onesto,
ch'onora te e quei ch'udito l'hanno".
Poscia che m'ebbe ragionato questo,
li occhi lucenti lagrimando volse,
per che mi fece del venir più presto.
E venni a te così com' ella volse:
d'inanzi a quella fiera ti levai
che del bel monte il corto andar ti tolse.
Dunque: che è? perché, perché restai,
perché tanta viltà nel core allette,
perché ardire e franchezza non hai,
poscia che tai tre donne benedette
curan di te ne la corte del cielo,
e 'l mio parlar tanto ben ti promette?».
Quali fioretti dal notturno gelo
chinati e chiusi, poi che 'l sol li 'mbianca,
si drizzan tutti aperti in loro stelo,
tal mi fec' io di mia virtude stanca..."

Divina Commedia, da Inf. II

un ringraziamento speciale a Roby e Fra per la lettura di questo canto martedì scorso, stupendo!

domenica 26 agosto 2007

Meeting 2007









"Motto" dello stand di centocanti al meeting


"La verità è il destino per il quale siamo stati fatti"

Questo era il titolo del Meeting di Rimini di quest'anno, da cui sono tornata ieri dopo un'intensa settimana di lavoro come guida, turni allo stand di centocanti, mostre, incontri, amici, fatica e bellezza!

mercoledì 15 agosto 2007

Prima del viaggio






















Prima del viaggio si scrutano gli orari,
le coincidenze, le soste, le pernottazioni
e o doccia, a un letto o due o addirittura un flat:
si consultano
le guide Hacchette e quelle dei musei,
si cambiano valute, si dividono
franchi da escudos, rubli da copechi:
prima del viaggio si informa
qualche amico o parente: si controllano
valige e passaporti, si completa
il corredo, si acquista un supplemento
di lamette da barba, eventualmente
si dá un'occhiata al testamento, pura
scaramanzia perché i dasastri aerei
in percentuale sono nulla:
primadel viaggio si é tranquilli ma si sospetta che
il saggio non si muova e che il piacere
di ritornare costi uno sproposito.
E poi si parte e tutto é O.K. e tutto
é per il meglio e inutile.
E ora che ne sará
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l'ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
é la sola speranza . Ma mi dicono
ch'é una stoltezza dirselo.

Eugenio Montale

(dopo una giornata splendida col Giovi a Gressoney per trovare Pippo, domani parto con la Lu x San Benedetto/Cascia, viaggetto inaspettato.. e poi meeting! a presto!)

martedì 14 agosto 2007













"....
dal mare del silenzio
ritorna come un'ombra
nei miei occhi, e quello che mi manca

nel mare del silenzio
ritorna come un'ombra
mi manca sai molto di più

ci sono cose in un silenzio
che non aspettavo mai
vorrei una voce,

e improvvisamente
ti accorgi che il silenzio
ha il volto delle cose che hai perduto..."

Da La voce del silenzio, Mina



(La mia amica Giù stamattina mi ha dato le parole di questa canzone che è bellissima!Grazie!)

lunedì 13 agosto 2007















"La pittura è maledettamente difficile...Crediamo di possederla e non ci siamo mai...Non si è mai finito di conoscere il proprio mestiere...Se anche dipingessi cento, mille anni senza fermarmi mi sembrerebbe di non saper niente...Non importa...è la vita...voglio morire dipingendo"

Paul Cézanne (riportato da J. Guasquet)

sabato 11 agosto 2007



Dove un'opera si rivela commensurabile alla sua parafrasi, là non ci sono lenzuola gualcite, la poesia, per così dire, là non ha pernottato.


Osip Mandel'stam, Conversazione su Dante

venerdì 10 agosto 2007
















Van Gogh, primi passi

"Qualcuno, alla fine, mi ama?". Questa è la domanda che, volenti o nolenti, ognuno di noi si porta dentro. Rispunta, per quanto rimossa sia, con insopprimibile pressione ogni mattina, dopo la strana parentesi del sonno. Il destino del mio io è strutturalmente legato alla possibilità di trovare una risposta esauriente a questa domanda. Del resto chi di noi non è in ogni atto determinato dal bisogno-desiderio di essere definitivamente amato e di amare definitivamente? Nella definitività di quest'amore sta dunque il mio destino di uomo.

Card. Angelo Scola, patriarca di Venezia

giovedì 9 agosto 2007



















Raskol'nikov lo aspettava in fondo al corridoio.
"Lo sapevo che saresti venuto fuori" gli disse. "Torna da loro e rimani con loro...Rimani con loro anche domani...e sempre. Io...forse verrò...se potrò. Addio!"
E se ne andò, senza dargli la mano.
"Ma dove vai? Che cosa fai? Che hai? Ma è possibile!..." borbottava Razumichin, completamente scombussolato.
Raskol'nikov si fermò.
"Una volta per sempre: non domandarmi mai nulla. Non ho nulla da dirti... Non venire da me. Forse verrò io qui...lasciami solo...Ma loro, non lasciarle. Mi capisci?"
Il corridoio era piuttosto buio; si erano fermati vicino alla lampada. Per un minuto si guardarono in silenzio. Razumichin si ricordò di quel minuto per tutta la vita. Lo sguardo fisso e ardente di Raskol'nikov diventava sempre più prepotente, gli penetrava nell'anima, nella coscienza. A un tratto Razumichin sussultò. Fra loro passò qualcosa di strano...Un'idea rapida come un lampo, un'illusione seppur lontanissima, una cosa terribile, mostruosa, che tutti e due afferrarono di colpo...Razumichin diventò pallido come un morto.
"Capisci ora?" disse a un tratto Raskol'nikov, con un viso sofferente e stravolto. "Torna indietro, va' da loro" aggiunse, poi si girò e se ne andò.

Dostoevskij, Delitto e Castigo, parte IV cap. III

mercoledì 8 agosto 2007


Abbazia di S. Galgano

"Non alla pietra tocca fissare il suo posto, ma al Maestro dell'Opera che l'ha scelta"

Pietro di Craon in L'annuncio a Maria, Claudel

martedì 7 agosto 2007











"...Che cosa vuol dire addomesticare?"
" E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…"
" Creare dei legami?"
" Certo", disse la volpe. " Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma, se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo....se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò il rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color d'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:" Per favore …..addomesticami", disse.
" Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose".
" Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe."

Antoine de Saint-Exupery, dal Piccolo Principe

lunedì 6 agosto 2007






















"E sì come peregrino che va per una via per la quale mai non fue, che ogni casa, che da lungi vede, crede che sia l'albergo, e non trovando ciò essere, dirizza la credenza a l'altra, e così di casa in casa, tanto che a l'albergo viene; così l'anima nostra, incontanente che nel nuovo e mai non fatto cammino di questa vita entra, dirizza li occhi al termine del suo sommo bene, e però qualunque cosa vede, che paia avere in sè alcuno bene, crede che sia esso. E perchè la sua conoscenza prima è imperfetta, per non essere esperta nè dottrinata, piccioli beni le paiono grandi, e però da quelli comincia prima a desiderare. Onde vedemo li parvuli desiderare massimamente un pomo; e poi, più procedendo, desiderare uno augellino; e poi, più oltre, desiderare bel vestimento; e poi lo cavallo; e poi una donna; e poi ricchezza non grande, e poi grande, e poi più. E questo incontra perchè in nulla di queste cose truova quella che va cercando, e credela trovare più oltre."

Dante Alighieri, Convivio IV, XII

domenica 5 agosto 2007










Tu lo sai bene: non ti riesce qualcosa, sei stanco e non ce la fai più. E d'un tratto incontri nella folla lo sguardo di qualcuno - uno sguardo umano - ed è come se ti fossi accostato a un divino nascosto. E tutto diventa improvvisamente più semplice.

Andrej Tarkovskij
dal film Andrej Rublev

(oggi pomeriggio ho visto finalmente questo film incredibile, che già mi era caro per questa frase e perchè legato ad alcuni miei cari amici...adesso non potrò più togliermelo dal cuore!)

sabato 4 agosto 2007













Tutto è così sorprendentemente bello che ancora non so quale sentimento il mio cuore senza parole dovrebbe manifestare di fronte a questo spettacolo. Perchè il mio cuore non è ancora pronto per la pura gioia: si stupisce e si accontenta di uno stupore incantato. E non è anche un bel mistero e, qualora non se ne conosca il motivo, quasi cosa che incute timore, il fatto che tutto sia così bello (nonostante le cose brutte che accadono)? Nella mia semplice gioia davanti a tutto ciò che è bello si è introdotto con forza qualcosa di grande e sconosciuto, cioè il presentimento del Creatore, che le innocenti creature con la loro bellezza lodano.

Sophie Scholl, 10 ottobre 1942

venerdì 3 agosto 2007

Romaria




















É se sonho e de pò
O destino de um só
feito eu, perdido em pensamento
sobre o meu cavalo.
É de laco e de nó
de gibeira o jiló
dessa vida sofrida a sol.

Sou caipira pirapora
Nossa Senhora de Aparecida
ilumina a mina escura
e funda o trem da minha vida.

O meu pai peão,
minha mãe solidão,
meus irmãos perderam-se na vida
em busca de aventuras.
Descasei, joguei,
investi, desisti,
se hà sorte, eu não sei, nunca vi.

Me disseram, porèm que eu viesse aqui
p’ra pedir, de romaria em prece,
paz nos desalentos.
Como eu não sei rezar,
só queria mostrar
meu olhar, meu olhar, meu olhar.


È sogno e polvere il destino di un uomo solo come me, perso nei miei pensieri, sul mio cavallo. È destino di lazzo e nodo, di poveri calzoni da festa e gilet, di questa vita sofferta in solitudine. Sono un abitante dell’interno (della campagna), Signora di Aparecida (località vicino S. Paolo), illumina l’oscura miniera e fondi le basi della mia vita. Mio padre era un "peao", mia madre era la solitudine, i miei fratelli si sono dispersi cercando l’avventura. Sono divorziato, ho giocato, ho investito, poi ho abbandonato. Se esiste la fortuna, non lo so, non l’ho mai vista. Mi hanno detto però di venire qui, in pellegrinaggio, in preghiera, per chiedere la pace nelle mie disavventure. Ma dal momento che so pregare, sono venuto semplicemente a mostrare il mio sguardo.


(Buon pellegrinaggio a tutti i miei amici in partenza per Czestochowa!)

giovedì 2 agosto 2007







Edward Hopper









Uno sconosciuto è il mio amico, uno che io non conosco.
Uno sconosciuto lontano lontano.
Per lui il mio cuore è colmo di nostalgia.
Perchè egli non è presso di me.
Perchè egli forse non esiste affatto?

Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza?
Che colmi tutta la terra della tua assenza?

Par Lagerkvist

mercoledì 1 agosto 2007


















"Qualunque vera e motivata poesia tende a ricostruire un universo perduto: anche se non lo sa, fa questo; e si tende e si modella a questa ispirazione, a quel fine per la maggior parte inconscio. Le immagini e il rimo, e la metrica, il verso collaborano alla costruzione di un ordine che riflette il misterioso ordine perduto e percepito come mancante; in ogni poesia c'è questo senso di vacanza, questo senso non di immobilità su sè stessa, ma di movimento per il rimpianto e verso qualcosa che le manca. E questa mancanza è simultaneamente causa di rimpianto e di attesa"

Mario Luzi